La Commissione Europea ha adottato una strategia per indirizzare l’economia europea verso un più ampio e sostenibile uso delle risorse rinnovabili. Con il previsto aumento della popolazione mondiale fino a sfiorare i 9 miliardi di abitanti nel 2050 e l’esaurimento delle risorse naturali, l’Europa ha bisogno di risorse biologiche rinnovabili per produrre alimenti e mangimi sicuri e sani ma anche materiali, energia e altri prodotti.
“L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” è una strategia della Commissione che prevede un piano d’azione basato su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema. L’obiettivo è quello di creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente. Il piano si basa pertanto su tre aspetti chiave:
- sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia;
- sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia;
- stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e gli stakeholders.
"L’Europa deve passare a un’economia ‘post-petrolio’. Un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili non è più solo una scelta ma una necessità. Dobbiamo promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. Si tratta di una mossa positiva per l’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e per la competitività futura dell’Europa”, ha affermato Máire Geoghegan-Quinn, la Commissaria responsabile per la Ricerca, l’Innovazione e la Scienza.
Il termine “bioeconomia” si riferisce a un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti dalla terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. La bioeconomia comprende anche l’uso di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile. I rifiuti organici, ad esempio, rappresentano un potenziale notevole in alternativa ai concimi chimici o per la conversione in bio-energia, e possono coprire il 2% dell’obiettivo stabilito dall’UE per le energie rinnovabili.
La bioeconomia europea vanta già un fatturato di circa 2.000 miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone, che rappresentano il 9% dell’occupazione complessiva dell’EU. Comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta e carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si calcola che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro entro il 2025.
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