Non v'è dubbio che la vera Responsabilità Sociale d'Impresa esiste quando l'impresa si assume per intero la responsabilità delle conseguenze dei propri comportamenti non solo sul piano economico, ma anche su quello ambientale e sociale, lungo tutta la catena di creazione del valore, nel proprio paese ed all'estero, dall'acquisto delle materie prime allo smaltimento del proprio prodotto da parte del consumatore finale. Si tratta di andare al di là delle semplici richieste di legge - spesso minime o insufficienti - e di interpretare il ruolo positivo da esercitare nella società, vivendo e lavorando in modo da ottenere vantaggi comuni a tutti, proprio come sostenevano, già 25 anni fa, i grandi imprenditori del mondo riuniti nella Tavola rotonda di Caux, nell’elaborare 7 Principles for Responsible Business.
Da allora il dibattito sulla RSI è sempre andato crescendo ed articolandosi, una tendenza confermata altresì dal crescente impegno con cui molteplici organismi di rilevanza internazionale si stanno dedicando allo studio ed allo sviluppo di queste tematiche. In questa direzione si collocano le “Norme sulle Responsabilità delle Compagnie Transnazionali ed altre Imprese riguardo i Diritti Umani”, pubblicate nel 2003 dalla Sottocommissione dell'ONU per la Protezione e la Promozione dei Diritti Umani e gli studi e le consultazioni sul tema svolti dal Rapporteur Speciale del Segretario delle Nazioni Unite per "Imprese e Diritti Umani", Prof. John Ruggie. Attive nello sviluppo e sensibilizzazione ai temi legati alla RSI e promotrici delle linee ispiratrici di tale azione delle Nazioni Unite sono inoltre molte altre organizzazioni internazionali, tra cui l'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), che in oltre 180 Convenzioni ha elaborato una serie di standard e norme universalmente condivise e che ha condotto alla sottoscrizione di importantissimi strumenti a livello internazionale. Lungo questa direttrice si è mosso anche l’OECD (Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica), con le sue Linee-Guida destinate alle imprese multinazionali e con l’istituzione di National Contact Points a partecipazione multistakeholders.
Negli ultimi anni, infine, un ruolo centrale è stato assunto dall’Unione Europea, che già nel Libro Verde(2002) ha riconosciuto l’importanza di una "integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", aprendo un multistakeholders forum che, basandosi sui principi innovatori contenuti nella risoluzione di Howitt (2007), punta a raggiungere soglie di vincolatività in tema di CSR.
I tempi sono quindi da considerarsi maturi per una assunzione, almeno volontaria, di queste responsabilità e per l’attuazione di pratiche virtuose, che acquistano sempre più credito ed importanza agli occhi di consumatori ed utenti via via più sensibili a queste tematiche.