L’attuale contesto economico, sempre più globalizzato, presenta per le aziende italiane la grande opportunità di collegarsi a filiere di produzione e a catene di fornitura in cui è possibile ottenere prodotti a basso costo e di qualità, soprattutto in relazione alla produzione del settore tessile e comparto moda.
D’altra parte tali catene di fornitura presentano rischi reali dal punto di vista sociale e ambientale, spesso non prevedibili ed identificabili per le aziende, in particolare quando riferiti alla parte della subfornitura che risulta essere difficilmente controllabile.
A ciò si aggiunga che la sempre maggior consapevolezza dei consumatori e il regime nazionale ed europeo di tutela degli stessi, porta gli acquirenti a richiedere una maggiore trasparenza rispetto alle condizioni sociali ed ambientali della fabbricazione dei prodotti e alla tracciabilità delle filiere di produzione, a favore della quale depone ampiamente anche la recente normativa sul Made in Italy.
Sulla base di queste considerazioni e della conseguente consapevolezza che non è sufficiente un’analisi qualitativa dei fornitori dell’azienda, ma che qualisasi analisi va necessariamente collegata al contesto locale ed ai rischi che esso presenta, nonché alla tracciabilità delle filiere presenti in tali contesti, è stata sviluppata da Valore Sociale una PROCEDURA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO che, grazie alle competenze e al lavoro svolto dai suoi soci nel campo dei diritti umani, della promozione dello sviluppo della finanza etica e della ricerca, coinvolge direttamente le comunità locali e tutti gli altri stakeholder, valutando tecnicamente i fornitori attraverso gli enti certificatori.
Crediamo, infatti, che lavorare a fianco delle imprese per costruire insieme percorsi etici sia un’opportunità importante per la società civile per una visione nuova e positiva di RSI, sostenibile nel tempo e virtuosa per tutti gli stakeholder.
La procedura è stata studiata a partire dai principali strumenti internazionali, regionali e nazionali in materia, prima tra tutte la Dichiarazione dei Diritti Umani, e mira ad una ridefinizione dei piani di gestione aziendali, attraverso l’integrazione del rischio sociale, delle aree critiche e delle misure correttive, così da accompagnare tutti fornitori “verso” la compliance.
Al fine di facilitare il monitoraggio e il controllo sulle filiere, è prevista innanzitutto un’analisi “globale” del contesto locale di riferimento e dei rischi sociali e ambientali per l’attività delle aziende in loco (primo step), che evidenzia i livelli di rischio potenziale nel territorio d’interesse sulla base di una specifica griglia creata a partire dallo standard Valore Sociale.
Il secondo step del “work in process” della valutazione del rischio consiste in un’accurata operazione di identificazione e mappatura della filiera di riferimento, realizzabile unicamente attraverso il coinvolgimento e la stretta collaborazione con il management dell’azienda e con gli stakeholder locali, che permette di ricostruire la catena di fornitura da monitorare.
Grazie a tale percorso si può effettuare, infine, un’efficace analisi qualitativa del portafoglio dei fornitori e subfornitori identificato nell’ambito delle filiere di riferimento (terzo step), secondo un sistema di luci rosse-gialle-verdi utilizzate per segnalare il grado di rischio in relazione ad ogni singolo diritto, secondo i punti forza e i punti debolezza identificati nelle leggi e nelle pratiche aziendali locali.